Questo articolo nasce da una chiacchierata davanti ad una tazzina di caffè con Giuseppe Castelli, fondatore di bt14. Giuseppe si occupa di design, fotografia e ambiente, entrambi conveniamo che il sistema produttivo nella creazione e consumo dei prodotti di design debba cambiare i modelli di sviluppo attuali e seguire lo slow e non il fast.
Ho sempre considerato le proposte moda come spunto per capire la tendenza del momento, i tessuti e l’abbinamento colori e da queste informazioni far partire poi il proprio gioco moda creando il proprio stile. Dal mio punto di vista gli abiti e gli accessori sono come un’estensione del proprio Sé che ci permettono di portare all’esterno ciò che sentiamo dentro, uno dei tanti motivi per il quale, spesso la mia propensione va verso l’acquisto di prodotti realizzati da chi ha un’impronta sartoriale, perché se è vero che il vestito è il primo spazio da abitare, preferisco abitarlo con qualcosa che sia esteticamente bello, ben realizzato, con materiali di prima scelta, riciclati o ecologici con un design senza tempo che mi trasmettano originalità, unicità e cura nei dettagli.
Preferisco avere meno capi e accessori di qualità, non necessariamente costosi per creare con gli stessi degli outfit differenti. Scegliere di acquistare capi ecosostenibili è già il primo passo verso la trasformazione del proprio stile di vita. Si dice che a lungo termine un capo ben progettato e ben realizzato sopravvivrà ad almeno cinque capi di abbigliamento economici.
Partendo da questo presupposto non posso fare altro che individuare e scegliere Brand che si impegnano ad essere ecosostenibili utilizzando materia prime naturali che non inquinano e materiali di riciclo. L’industria della moda ecosostenibile è in forte crescita e sempre più marche stanno aderendo a questa realtà. I canali dove comprare, diciamo che possono essere gli stessi: online, in boutique o in sartoria, la differenza sta nelle certificazioni. Sull’etichetta e il cartellino non troverò solo la taglia e composizione, ma una vera e propria biografia del capo. Una biografia che mi garantisce l’acquisto di prodotti realizzati nel totale rispetto degli standard di sostenibilità ambientale e sociale del processo produttivo. Chi invece ha scelto di proporre anche il vintage sartoriale lo fa selezionando solo abiti di qualità e con una storia da raccontare. Poter indossare capi che riescono a trasmetter personalità e buon gusto nonostante il trascorrere del tempo è un po’come possedere un vino d’annata di pregio, proprio come indica l’etimologia della parola “Vintage”.
Condivido pienamente quando Giuseppe Castelli dice che l’uomo con il suo intervento sull’ambiente ha alterato, in alcuni casi in maniera irreversibile, l’ecosistema del pianeta. Anche nel design i cambiamenti climatici stanno inevitabilmente, anche se lentamente, influenzando fattori come: progetto, produzione, vendita e consumo. Oggi, però molto spesso le aziende si limitano ad utilizzare slogan ad effetto o etichette che raccontano solo parzialmente la tracciabilità di un prodotto senza seguirne e certificarne l’eticità e sostenibilità in tutti i suoi processi. Il sistema moda e design, come altri settori, dovranno necessariamente nel tempo cambiare ed integrarsi ad una nuova filiera della produzione. Una filiera fatta anche di scelte di materiali innovativi e sostenibili, progettazione del ciclo di vita del prodotto, eticità del lavoro, fonti energetiche utilizzate, sistemi di stoccaggio e trasporto, luogo di vendita e controllo dei processi del riciclo. In tutto questo un ruolo fondamentale lo ricopre il design del prodotto, che oggi finalmente viene studiato per durare nel tempo, per essere riparabile e facilmente scomponibile in modo che ogni elemento possa trovare una nuova vita e dove lo scarto viene annullato.
Dobbiamo arrivare a realizzare un prodotto che conservi nella sua struttura, memoria della qualità dei materiali utilizzati, della forma, della funzione e dei valori etici e sostenibili. Un prodotto non di valore ma ricco di valori e dal quale si faccia fatica a distaccarsene e magari pronto per essere riposto in scantinati e armadi in attesa di essere ripreso in altra stagione o passare di mano ad altra generazione.
Naturalmente sono tutti processi lunghi e impegnativi e che richiedono tempi diversi. Dove la velocità sarà inevitabile nell’applicazione dei nuovi processi produttivi per rispondere quanto prima ai cambiamenti climatici, e più lenti nel consumo dei prodotti. Un consumo che deve allontanarsi dall’idea dei grandi numeri, e una produzione che deve rallentare i tempi frenetici dettati dalle tendenze del momento, dalle fiere o dalle sfilate.
Inoltre a Giuseppe piace pensare, riletta e attualizzata, alla figura del “flâneur” un botanico del marciapiede come lo definì Charles Baudelaire, alla metà del XIX secolo; costui con il suo lento passeggiare tra gli spazi della città, riusciva nella sua lenta osservazione a coglierne i mutamenti. E forse, come un flâneur, dovremmo camminare con un passo più lento ma più attento al mondo che ci circonda.
Lucrezia Russo e Giuseppe Castelli
Photo credit Giuseppe Castelli