Cercando di sembrare ciò che non siamo, cessiamo di essere quel che siamo. Ernst Junger
Tramite una carissima amica ho conosciuto l’artista Alessandra Guttagliere; una donna dotata di notevole poliedricità artistica: è una poetessa, fotografa, scenografa, costumista, pittrice, disegnatrice, scultrice e tarologa.
Sono andata a trovarla nella sua fucina creativa, ed ho scoperto un luogo dove si respira poesia, creatività, arte e un forte senso di pace, sensazione che mi sono portata per ore dentro di me. Nella nostra chiacchierata ho ritrovato quei passaggi, per entrambe importanti, che ognuno di noi dovrebbe percorrere per far emergere i propri valori e, soprattutto, chi veramente siamo, per evitare di farci inglobare in quei meccanismi distorti che la cultura e la società ci hanno imposto e impongono, indipendentemente dal ruolo che decidiamo di svolgere nella nostra vita.
Siamo infatti molto più concentrati sull’Apparire che sull’Essere. Qualcuno potrebbe farsi la domanda “ma come, ti definisci una fashion blogger e vuoi far credere che Essere sia più importante di Apparire?” Ritengo che siano entrambi concetti importanti, purché in equilibrio tra loro; scegliendo così di fare emergere e manifestandole quell’autenticità e unicità che ognuno di noi possiede, senza farsi condizionare dal mondo esterno, come fa Alessandra Guttagliere con se stessa e per riflesso con le sue opere.
Nella moltitudine di arti che pratica, non sempre è facile descrivere e incasellare Alessandra Guttagliere. La possiamo definire, come lei stessa fa, una poetessa ed infatti quando mi sono trovata davanti alle sue opere d’arte è come se in quel momento osservassi delle traduzioni visive di poesie in grado di instillare nel profondo delle buone vibrazioni.
La creatività di Alessandra si forma già nell’infanzia, la sua innata propensione verso l’arte e la poesia si evolve negli anni anche grazie alla vicinanza di due donne molto importanti: le sue due nonne. Provenienti da un’estrazione sociale modesta le hanno insegnato alcuni principi cardine, che l’hanno poi portata ad essere l’artista che è oggi. Una delle nonne era una sarta/artista incline al misticismo, le opere che realizzava non le vendeva ma amava donarle. La nonna sarta le ha insegnato cosa significa ritagliarsi un pezzo di mondo all’interno di uno spazio, restando nel contempo fedele a sé stessa con onestà. Le ha fatto comprendere che tutti i materiali, anche quelli più insignificanti e che erroneamente sono considerati scarti vanno conservati, perché indipendentemente dal riutilizzo o meno, sono un bacino di energia. L’altra nonna invece, contadina, le ha trasmesso il senso della libertà e della salubrità, principi cardine che caratterizzano anch’essi Alessandra e per estensione tutte le sue opere d’arte.
Alessandra dopo aver conseguito il diploma accademico di scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, ha studiato anche fotografia, oggi una delle sue forme espressive maggiori. La formazione professionale dello scenografo porta a dover sapere e fare una moltitudine di cose. Deve saper lavorare il legno, la seta, interpretare lo spazio, saper leggere una sceneggiatura o una drammaturgia, per poi poterla tradurre in immagini e soprattutto comprendere le idee del regista e ciò che vuole trasmettere. Queste qualità Alessandra le ha approfondite con studio e lavoro costanti. La sua carriera di scenografa inizia con fortunate collaborazioni con team, vincitori di prestigiosi premi, come il David di Donatello e il Roma Film Festival.
Nonostante amasse perdutamente la scenografia Alessandra si rese conto che per esprimere se stessa e la sua arte doveva seguire quei principi cardine appresi in tenera età. Desiderava infatti che le sue opere d’arte fossero pervase da un’etica ecologica per preservare la terra e che le stesse potessero seguire, con il trascorrere del tempo, i processi di trasmutazione che avvengono in natura. Sognava delle opere d’arte che potessero continuare a vivere nel tempo pur con la loro mutazione naturale riuscendo così a trasmettere sempre nuove energie e vibrazioni.
Esattamente come avviene in natura anche Alessandra Guttagliere segue il suo processo di evoluzione per arrivare, con il tempo necessario, a realizzare ciò che si era prefissata. Inizia così a viaggiare attraversando il Nord Africa e l’Europa; tutti i luoghi che ha visitato hanno contribuito ad arricchire le proprie conoscenze personali ed artistiche, determinante l’esperienza a Parigi. Durante il periodo di vita a Parigi, la sua occupazione era leggere il Tarot nei caffè e alle feste private. Si è avvicinata al mondo della Tarologia più di dieci anni fa e questa passione l’ha portata negli anni a studiare approfonditamente la simbologia e l’iconografia del Tarot de Marseille. Alessandra non prevede il futuro ma si avvale dei tarocchi come mezzo per indagare il proprio sé semplicemente interpretando ciò che dicono le carte, oltre ad insegnare ad amarli e a leggerli.
Come dice Alessandra “la poesia è una profezia, se non è profezia non è poesia”, ritiene che la poesia sia quotidianamente presente nelle nostre vite; condivido il suo pensiero perché, indipendentemente dal ruolo che svolgiamo nella vita, forse dovremmo prestare un po’ più attenzione agli eventi sincronici, per poter cogliere quella poesia che molto probabilmente ci permetterebbe di trasformare la nostra giornata e quindi la nostra vita.
Mi racconta che i fiori hanno sempre fatto parte della sua vita, lo studio e approfondimento su di essi nasce dopo una sua lettura di tarocchi, in un caffè parigino, ad una donna anche lei artista. Questa donna le ha fatto poi scegliere ad occhi chiusi un proprio disegno; quest’opera si chiamava “Fleur Raison la Ragione del Fiore” e sembrava fosse il ritratto di Alessandra, il volto di una donna con occhiali fatti di fiori e rami.
Da questo episodio, che a qualcuno potrebbe sembrare fortuito, lei ha invece iniziato a chiedersi quale fosse lo scopo e la ragione del fiore e, non a caso, una volta tornata in Puglia, si è iscritta ad una scuola di medicina alternativa di Lecce. Tra i docenti c’era anche un medico che insegnava medicina spagirica, un’antica tecnica alchemica per la produzione di rimedi naturali; ispirata da questi studi, insegnamenti e incontri, intuisce che per meglio esprimersi nella pittura doveva prima purificare se stessa isolandosi dal mondo esterno per poter poi sperimentare le sue nuove percezioni. Decide così di tornare per un po’ nella vecchia casa dell’infanzia completamente vuota, gli unici suppellettili presenti erano un materassino su cui dormire e un caminetto come fonte di calore. Rigeneratasi, inizia a sperimentare muovendosi tra conoscenze e studi acquisiti nel tempo, intuizioni, ispirazioni, riti, fiori, sete, formule magiche e scientifiche.
Nasce quindi in Alessandra il desiderio di fissare i fiori, le foglie e i loro colori nei tessuti, in modo assolutamente naturale a prescindere dalle forme. Poiché il procedimento per ottenere questo risultato è segreto e non lo ha mai svelato a nessuno, mi ha solo raccontato che dura più o meno 5 giorni, che il primo passaggio è raccogliere i fiori e le foglie in campagna o vicino al mare, il secondo è adagiarli sulla seta o sul tessuto e l’ultima fase è fissaggio, lavaggio, fissaggio.
La forte propensione a realizzare opere d’arte ecosostenibili la porta ad essere anche una ricercatrice, infatti, il più delle volte, preferisce investire il suo denaro in viaggi alla ricerca di laboratori di carta abbandonati, per poi su quella carta vecchia e ammuffita realizzare disegni e dipinti. Alessandra talvolta baratta il proprio tempo con prestazioni professionali in cambio di materiali, come è avvenuto con il primo lotto di seta vintage che le ha permesso di avviare la sua ricerca.
Ultimamente ha realizzato per una coreografa di danza contemporanea torinese i costumi in seta per quattro danzatori che si sono esibiti allo Schwere Reiter Theatre di Monaco di Baviera. Le hanno anche chiesto di realizzare delle opere da esporre nello stesso teatro, la mostra Flowers of Fire, partita qualche settimana fa. Tra queste opere ci sono delle sculture in gesso con un’anima di sete pure trasparenti, disegnate a china con pigmenti naturali di indaco (ha raccolto le piante e ha estratto l’indaco), in altre sculture ci sono delle incursioni di fiori e petali, ha realizzato delle sete dipinte con foglie, fiori e radici rifinite a mano indossabili, come foulard o turbanti, delle sete dipinte con fiori e delle tele quadrate in cotone disegnate con china e acquarelli.
La Guttagliere nel 2017 era presente con una sua opera d’arte (una serie di fotografie e poesie) intitolata L’estate di Alessandro (e sua madre) al Maxxi – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma; nel 2018 la stessa opera è stata esposta alla Triennale di Milano in occasione della mostra 999 domande sull’abitare contemporaneo. Oggi è tra i finalisti con una serie di scatti fotografici da lei realizzati dal nome A M I e Aprile44 per il Prix Picto de la Mode 2020 a Parigi, presieduta dalla fotografa Sarah Moon.
Recentemente Alessandra ha anche partecipato alla Open Call for Artists “Bonus Mecenate” a Taranto, rivolta a giovani artisti per creare delle opere in città e ha saputo da poco che ha vinto il bando. Realizzerà un giardino temporaneo nel mare che successivamente trasformerà in una grande seta.
Quando le ho chiesto se avesse un sogno nel cassetto, mi ha risposto di non averlo mai avuto, semplicemente si auspica di essere sempre capace e pronta ad evolversi.
Photo credit Alessandra Guttagliere