“Nulla può offuscare la luce che brilla dall’interno” Maya Angelou.
A volte, si cade nell’errore di soffermarsi e di non andare oltre alle apparenze, etichettando severamente chi ci è di fronte.
Per farvi conoscere chi è oggi Rossella De Gregorio dobbiamo riavvolgere la pellicola della sua vita.
Rossella scopre tra i banchi dei suoi primi anni di scuola che in lei c’era qualcosa che non andava: non sapeva di essere dislessica, comprendeva solo di essere diversa, isolata e non accettata, grazie anche alla maestra che non perdeva occasione nel metterla in difficoltà.
Gli anni passavano, gli insegnanti cambiavano ma l’attenzione superficiale nei suoi confronti non mutava. Una professoressa delle medie arrivò al punto di consigliare alla madre di Rossella di non farle proseguire gli studi perché, secondo lei, il suo percorso scolastico doveva terminare lì.
I genitori l’hanno sempre sostenuta e incoraggiata e anche in quel frangente non si fecero intimorire da quel consiglio, così chiesero a Rossella quale fosse la cosa che più le piacesse fare.
Nonostante stesse vivendo un periodo di bassa autostima, e consapevole di non possedere la lucidità e la certezza necessarie per saper individuare quali fossero le sue reali aspirazioni, rispose istintivamente: disegnare.
La scelta di proseguire gli studi e di iscriversi a una scuola di grafica pubblicitaria si rivelò vincente perché le materie di studio erano nelle sue corde. Inoltre, l’utilizzo dei suoi metodi per controllare e trasformare le difficoltà che incontrava con la dislessia le permisero di ottenere buoni risultati scolastici e di costruire rapporti interpersonali sani.
Il suo sogno era di frequentare Fabrica – un centro di ricerca sulla comunicazione – di Oliviero Toscani ma, ancora dubbiosa dei suoi talenti e delle sue capacità, dopo il diploma preferì lavorare.
Lavorare per otto anni come venditrice in un call center la resero un po’ più sicura di sé e gli anni bui vissuti da bambina iniziavano pian piano a rischiararsi. Terminato il percorso lavorativo al call center e dopo aver frequentato un corso per OSS, iniziò a lavorare presso un centro diurno. Rapportarsi con bambini e adolescenti autistici, e con altre forme di disabilità, le diede l’opportunità di conoscersi meglio e di lavorare più profondamente su se stessa.
Sebbene il rapporto affettivo con i fanciulli fosse forte, dopo due anni fu costretta a interrompere a malincuore questo percorso.
La risoluzione di questo rapporto lavorativo la mise un po’ in crisi, ma la scintilla che era in lei le fece riaccendere il desiderio di riprendere in mano ciò che aveva amato fare: fotografare.
Rossella, dopo aver eseguito i suoi primi scatti fotografici con il cellulare, sentì l’esigenza di acquistare una macchina fotografica.
Per eseguire i suoi autoritratti creava, istintivamente, delle scenografie e non ci volle molto per rendersi conto che attraverso quegli scatti fotografici riusciva a palesare la sua parte inconscia: rendeva visibile l’invisibile.
Le sue fotografie trasmettevano e trasmettono emozioni forti e spesso l’osservatore viene piacevolmente catturato da quelle immagini perché ritrova in esse parti di sé.
Nel 2020, nel periodo del lockdown, ha partecipato al progetto “Diventiamo reporter di noi stessi”, ideato dal fotografo Oliviero Toscani in collaborazione con il quotidiano La Repubblica. In quell’occasione inviò due fotografie: un ritratto del marito e un autoritratto, entrambi scelti e pubblicati.
E nel 2021, partecipa al progetto culturale “Oliviero Toscani Cucù Milano” a sostegno dell’informazione attraverso l’affissione: “un museo-galleria a cielo aperto”, come spiegava lo stesso Toscani. Tra i tre scatti fotografici inviati, ne fu scelto uno: quell’immagine fu utilizzata dal magazine Youmark per divulgare l’evento e poi la stessa, dalle dimensioni 10mx5, fu esposta per 15 giorni a Milano.
L’autoritratto è considerato un modo di fare arte intrinsecamente riflessivo e Rossella, attraverso le sue immagini riflesse, è riuscita a compiere quella lenta indagine su di sé mettendo in luce la sua vera essenza.
La nuova consapevolezza di sé stessa e l’accresciuta forza interiore la spingono a organizzare la sua prima personale dal titolo “Rendere visibile l’invisibile”: una coinvolgente mostra fotografica presso la galleria d’arte “L’Impronta” a Taranto.
Attualmente, oltre a dedicarsi alla fotografia, insegna comunicazione pubblicitaria e visiva all’Università dell’età libera a Taranto e recentemente insieme ad Annalisa Coro ha fondato l’associazione culturale “Prospettiva Taranto”.
Rossella De Gregorio è una donna sempre pronta a mettersi in gioco e a sperimentarsi: sentirle dire che è riuscita finalmente ad accogliere e abbracciare quella bambina un tempo timorosa, insicura e non accettata, mi ha emozionata molto.
Il suo sogno nel cassetto è di poter continuare a surfare sull’onda della serenità, non della felicità: della serenità.
Lucrezia Russo
Photo credit Rossella De Gregorio