Alcune filosofie orientali affermano che le anime scelgono in quale luogo e famiglia nascere per poter vivere un certo tipo di esperienze funzionali alla propria evoluzione. Elisabetta De Angelis, oggi maestra di Sumi-E, respira aria di creatività ancor prima di nascere.
Da generazioni la sua famiglia d’origine si dedica con successo all’arte sartoriale. Già negli anni ’30 il nonno materno esprimeva la sua creatività confezionando capi sartoriali femminili e maschili nella propria sartoria, in Corso Vittorio Emanuele a Milano. La tradizione sartoriale di famiglia prosegue nell’alta moda uomo attraverso l’unione d’amore tra sua madre e suo padre, anch’egli sarto.
Col tempo, suo padre – notando il crescente interesse di Elisabetta nella moda – decise di coinvolgere lei e tutto lo staff in un nuovo progetto, firmando un contratto con una multinazionale giapponese che si occupava di total look uomo. Questi frequenti viaggi in Giappone permisero a Elisabetta di arricchirsi personalmente e professionalmente. Ebbe l’opportunità di conoscere più da vicino la cultura di questa nazione e di acquisire e affinare le proprie capacità necessarie ad essere una stilista a tutto tondo. Soprattutto, fu attratta dall’arte pittorica Sumi-E.
Elisabetta è sempre stata una Donna pronta a mettersi in gioco e, sicura che la moda fosse la strada giusta per poter esprimere la sua creatività e professionalità, decise di aprire un suo piccolo laboratorio e showroom. La sua prima collezione era caratterizzata da uno stile essenziale e originale e fu molto apprezzata dagli acquirenti (boutique) ma, nonostante il notevole successo, Elisabetta si ritrovò a fare i conti con una serie di insoluti che la misero davanti a un bivio: persistere o desistere…
Sebbene la decisione fu “desistere”, il suo viaggio nel settore moda non era ancora giunto al termine. Nel giro di poco tempo iniziò a lavorare come “responsabile ufficio stile” per il brand 10 Corso Como di Carla Sozzani a Milano e dopo qualche anno fu ingaggiata dallo stilista Antonio Fusco e dal suo consulente, Saverio Moschillo, per ricoprire lo stesso incarico nel loro staff. Donna dalle decisioni perentorie, a un certo punto Elisabetta decise di interrompere la carriera lavorativa e di prendere un anno sabbatico per poter vivere un’esperienza a cui non aveva mai voluto rinunciare: l’arrivo di un figlio nella sua vita. Contemporaneamente, segue ancora gli insegnamenti della filosofia giapponese, e nutre il desiderio di voler apprendere la tecnica pittorica Sumi-E.
Ed è solo dopo la nascita del figlio che riesce a trovare il suo maestro di Sumi-E. Inizia così a trascorrere i fine settimana insieme al maestro per far sua questa disciplina meditativa, attraverso cui riesce ad allentare le tensioni, ad imparare a osservare la sua vera essenza e a stimolare la propria crescita interiore, ricevendo una grande forza dentro di sé. Comprese anche quanto fosse importante per lei condividere questa esperienza con gli altri, e il modo migliore e più efficace per trasmettere i molteplici benefici era insegnare a sua volta quest’arte.
Nel 2016 fu invitata in qualità di relatore al Festival Giapponese di Bologna e Catania e negli anni ha insegnato nelle biblioteche e nelle scuole d’arte; ha esposto nelle gallerie e in molte occasioni si è esibita con pitture dal vivo.
Lucrezia Russo