Leggo il titolo e mi chiedo: come mai parte da qui? Perché nel momento in cui ho deciso di aprire un blog che parlasse di creatività a 360*, sapevo già che sarebbe stata una bella sfida con me stessa. Un viaggio che mi farà crescere e guardare ciò che viene definito “bello” con occhi diversi, da un’altra prospettiva.
Come diceva Lao Tzu: “Ogni viaggio comincia con un solo passo”
Il mio primo passo, parte da una serie di ricerche legate al perché “il vestito è il primo spazio da abitare” come dice la fashion designer Nanni Strada.
Inizialmente l’abito nasce come una necessità umana di sopravvivenza per coprirsi, per poi assumere funzioni sociali nel distinguere le varie classi.
Sì, perché nei secoli scorsi gli abiti alla moda se li potevano permettere solo alcune classi sociali, sia per i costi dei tessuti, che per la lavorazione degli stessi. Sapevate, ad esempio, che prima dell’Ottocento l’abito era considerato un bene prezioso da essere considerato tra i beni testamentari?
Di contro, gli abiti indossati dalle classi sociali più povere erano tagliati più rozzamente e il colore utilizzato era il grigio.
Colore della lana non tinta e quindi meno costoso.
Verso la metà dell’Ottocento invece, grazie all’invenzione delle macchine per tagliare le pezze dei tessuti, dei telai meccanici e dei colori chimici, il processo della manodopera si ridusse dando così la possibilità di avere abiti già confezionati e su misura, acquistabili sia nei negozi di vendita al dettaglio che nei grandi magazzini. Linee di abbigliamento semplici, compatibili con il sistema produttivo, dai costi contenuti.
La figura del designer della moda inizia quindi a muovere i suoi primi passi: un progettista con competenze sartoriali in grado di gestire e seguire l’intero processo produttivo del capo di abbigliamento.
Tra la fine dell’Ottocento e inizi novecento, gli artigiani capaci di offrire prodotti di alta qualità manifatturiera iniziarono a trasformare le sartorie in case di moda, firmare le collezioni e a presentare le stesse a un pubblico più vasto.
Anche gli stilisti dell’alta moda passarono dalla produzione di abiti su misura a capi di abbigliamento confezionati in serie, utilizzando tessuti pregiati di alta qualità ma dai costi più accessibili.
Arte e moda, due mondi apparentemente divisi si intrecciano fra loro nella prima metà del novecento, dando vita negli anni, a piccole opere d’arte da poter indossare anche tutti i giorni.
Nonostante io indossi abiti seriali, tendenzialmente la mia scelta va sul capo di abbigliamento o accessorio realizzato da chi ha un’impronta sartoriale, perché se è vero che il vestito è il primo spazio da abitare preferisco abitarlo con qualcosa che sono certa mi trasmetta originalità, unicità e cura nei dettagli.